Quando l’analisi strumentale su un albero è di conforto alle decisioni

Spesso quando ci si trova ad effettuare l’indagine di stabilità di un albero ci si accorge della presenza di difetti e/o sintomi di degradazione a carico dei tessuti legnosi che non possono essere correttamente interpretati se non con l’ausilio di strumenti dedicati. Lo Studio Tovaglieri, da oltre 25 anni al fianco di privati e amministrazioni pubbliche nella valutazione dello stato di salute e sicurezza degli alberi, si è dotato nel tempo di strumentazione sempre più all’avanguardia che consente di effettuare un’accurata indagine delle condizioni del legno interno degli alberi.

Il tomografo sonico, ad esempio, è in grado di evidenziare lo stato del legno interno di un tronco attraverso misurazioni di impulsi sonici che si trasmettono tra i vari sensori, disposti a catena, che costituiscono lo strumento. Gli speciali sensori, fissati sul tronco, sono in grado di registrare la velocità  degli impulsi indotti con un martello nelle varie direzioni. Il colpo inferto dal martello al sensore crea un impulso e genera un’onda che si propaga nel mezzo e nel legno; il tempo impiegato dall’onda per compiere l’attraversamento viene registrato e da esso si ricava la velocità  di trasmissione dell’impulso. I dati ottenuti vengono raccolti da un’interfaccia e rielaborati da apposito software che ricava le velocità  di ogni impulso tramite un’interpolazione e successivamente restituisce in due o tre dimensioni le aree interne del legno sotto forma di una matrice a colori. Ad ogni colore corrisponde una differente velocità di propagazione dell’onda sonica. Ogni tipologia di legno possiede la propria velocità  specifica di trasmissione: valori anomali rispetto agli standard indicano anomalie del legno riscontrabili come cavità, carie o semplici discontinuità  visibili e chiaramente distinguibili sull’immagine, a colori, 2D o 3D restituita dallo strumento.

L’interpretazione dei dati rilevati dallo strumento risulta di fondamentale importanza ai fini del corretto esito dell’indagine e richiede un elevato bagaglio tecnico e una conoscenza approfondita delle caratteristiche del legno di ogni singola specie. Nelle immagini che seguono il confronto tra l’indagine strumentale effettuata al colletto di un soggetto arboreo di Tiglio e il ceppo dell’albero una volta abbattuto; come si osserva la corrispondenza tra i due è piuttosto spiccata, a costituire una fotografia precisa delle condizioni del legno interno dell’albero.

Quando si dice l’importanza dell’interpretazione!!!

 

Martina Roncalli

 

Limoni che non temono il freddo

Limoni ma non solo: aranci, chinotti, mandarini, bergamotti, cedri, pompelmi… Gli agrumi sono piante coltivate in vaso in Nord Italia principalmente a scopo ornamentale ma sono originari del clima mediterraneo. Per questo richiedono attenzione durante il periodo invernale: gli agrumi non possono essere esposti a temperature inferiori ai 3-4°C senza protezione, il rischio è che riportino gravi danni da gelo.

La cosa più semplice per metterli al riparo è spostare i vasi in un ambiente chiuso non riscaldato e sufficientemente luminoso. In caso di vasi di dimensione importanti non trasportabili o di mancanza di un ambiente idoneo per il ricovero invernale, gli agrumi possono superare i mesi freddi all’aperto con alcuni accorgimenti: una posizione riparata; un’eventuale copertura di tessuto non tessuto o di plastica; un’adeguata gestione dell’acqua. All’aperto la posizione ideale del vaso in inverno è lontano dalle correnti d’aria, esposto a sud, sud-ovest e vicino ad un muro o sotto un portico o una tettoia. Il tessuto non tessuto è una copertura che lascia traspirare la pianta e mantiene 1-2 gradi di temperatura in più rispetto all’ambiente circostante. L’effetto serra è molto più marcato utilizzando coperture in plastica, ma queste richiedono una periodico arieggiamento per non far ristagnare l’umidità . Attenzione all’acqua durante il periodo freddo: il terriccio non deve mai seccare completamente né essere bagnato quando è già umido.

Prima del ritiro o della copertura invernale è consigliabile programmare due operazioni: una concimazione con un concime a cessione programmata (come Osmocote Agrumi) oppure, per chi ama il biologico, con lupini macinati; un trattamento disinfestante con un insetticida-acaricida per evitare di far svernare parassiti indesiderati insieme agli agrumi.

Per ulteriori dettagli sugli agrumi e sulle piante mediterranee alle nostre latitudini vi invitiamo al corso serale gratuito di VENERDI’ 6 OTTOBRE ore 21.00: PIANTE MEDITERRANEE IN NORD ITALIA: COME PREPARARLE ALL’INVERNO presso la nostra sede di Golasecca.

Una volta c’era il prato – recuperare i danni dell’estate

L’estate 2017 è stata una stagione davvero eccezionale sul fronte dei problemi per i tappeti erbosi. Le scarse precipitazioni e le temperature elevate durate tutto il periodo estivo, hanno causato danni importanti sui tappeti erbosi.

Danni facilmente identificabili in:

  • danni da secco, causati da disidratazioni con conseguente diradamento del tappeto erboso, dovuti o alla mancata presenza dell’impianto di irrigazione oppure ad una non corretta programmazione dei cicli e tempi di irrigazione;
  • danni da malattie fungine, l’elevata umidità e le elevate temperature sono predisponenti per molti funghi patogeni che aggrediscono e degenerano il manto erboso;
  • infestanti, le essenze macroterme e dicotiledoni (foglia larga) come Euforbia spp. e  Portulaca spp. o monocotiledoni (foglia stretta) come Setaria spp. e Digitaria spp., sono state molto performanti, hanno quindi prevalso sul tappeto erboso occupandone spazi importanti;
  • danni da larve terricole di coleotteri che divorano le radici dell’erba; le conseguenze sono ampie porzioni di prato secche che si sollevano facilmente come un tappetino e l’arrivo delle talpe, ghiotte di larve.

Rimediare? Certamente. Quando le temperature massime saranno scese, normalmente prima decade di settembre, si potrà  intervenire per recuperare gli eventuali danni. Un taglio dell’erba leggermente più basso, una sfeltratura e di nuovo un taglio ripuliranno il tappeto erboso. Subito concimazione alta in azoto (N, titolo 25.0.10 o 20.5.8), una eventuale integrazione di semi se occorre, e recupereremo velocemente il manto erboso, chiudendo gli spazi vuoti. In caso di presenza di larve bianche a forma di C sarà necessario mettere in calendario anche un intervento insetticida con prodotti chimici o biologici.

Buon lavoro.

Discuteremo insieme questi argomenti durante il corso serale gratuito di VENERDI’1 SETTEMBRE ore 21.00: TAPPETO ERBOSO – RECUPERARE I DANNI DELL’ESTATE E PREVENIRE LE TALPE. La settimana successiva, SABATO 9 SETTEMBRE, osserveremo l’erba dal vivo visitando un campo da calcio.

Perché affidarsi a un progettista del verde?

Ma guarda che il mio falegname con trentamila lire la fa meglio!”. Così recitava una celebre frase del film “Tre uomini e una gamba” di Aldo, Giovanni e Giacomo. E in effetti spesso si sente dire “…eh ma il mio giardiniere mi fa spendere meno per fare il giardino, e poi la progettazione è gratuita…”. E allora, perché dovremmo affidarci ad un progettista del verde e dei giardini? Qual è e cos’è quel valore aggiunto che, senza nulla togliere a nessuno, un progettista è in grado di dare al progetto e alla realizzazione di un giardino? Posto che implicitamente il tempo per la progettazione, semplice o complessa che sia, non lo regala nessuno, per ottenere i migliori risultati una condizione essenziale è il confronto continuo tra il cliente e il professionista: affidare il lavoro ad un progettista, dall’ideazione alla realizzazione, significa avere una persona esperta e competente in grado di prendere ogni decisione nell’interesse del cliente, scegliendo e selezionando prodotti e servizi considerando sempre i gusti, le esigenze e le aspettative del cliente, consigliandolo al meglio per condurlo verso una soluzione che sia rispondente alle sue richieste.

Quella che si instaura tra cliente e progettista è una relazione creativa, di fiducia e che spesso diventa anche di amicizia, nella quale il cliente può sollevarsi dall’incombenza di dover gestire fornitori ed esecutori e invece contare su una persona di fiducia e di riferimento per tutti gli aspetti ideativi e realizzativi dell’opera: dalla scelta delle maestranze alla gestione del cantiere e del budget, dal far fronte agli imprevisti in corso d’opera al dipanare difficoltà e proporre buone soluzioni. Insomma, in un mercato che volge spesso lo sguardo al ribasso, il progettista resta quella figura capace di far la differenza proponendo progetti di qualità dove non mancano fantasia, innovazione e concretezza, apportando anche elementi sperimentali e di novità grazie al suo continuo aggiornamento sia culturale sia tecnologico: egli non proporrà mai delle soluzioni preconfezionate ma studierà sempre caso per caso la soluzione migliore e più su misura per il suo cliente.

Lo Studio Agronomico Tovaglieri è un team di professionisti composto da agronomi e progettisti del verde in grado di svolgere e assicurare la riuscita di tutte le fasi della realizzazione del vostro giardino dei sogni.

Affidarsi ad un progettista del verde significa quindi tutelare, oggi, il bene oggetto dell’intervento, dalle opere eseguite alle piante stesse, e la sua presenza è l’unica garanzia di salvaguardia del risultato nell’immediato e a lungo termine, sia per quanto riguarda la qualità progettuale e di esecuzione sia per quanto riguarda il controllo tecnico ed economico dell’intero processo di realizzazione di uno spazio esterno, da vivere e dove passare piacevoli momenti, quale è il giardino.

Diana Marchesin

Se cade un albero, chi è responsabile?

Gli alberi possono cadere. La loro caduta può avvenire a seguito di violenti temporali estivi, di nevicate o del forte vento ma, in molti casi, l’evento meteorologico è solo la causa scatenante in quanto la caduta vera e propria è riconducibile alla presenza di malattie del legno o ad errate cure gestionali degli alberi.

Per prima cosa è bene ricordare che “prevenire è meglio che curare” perciò affidare il controllo delle piante a professionisti permette di ridurre drasticamente i rischi di schianti improvvisi e le conseguenze più o meno estese che tali cedimenti potrebbero comportare. Ma, se la caduta di un albero, o parte di esso, provoca un danno a cose o persone chi deve rispondere della caduta? C’è qualcuno a cui il danneggiato può chiedere il risarcimento dei danni subiti?

In alcuni casi sì. Il diritto al risarcimento del danno è sancito dal Codice Civile in quanto l’art. 2043 cita ”qualunque fatto doloso o colposo, che cagiona ad altri un danno ingiusto, obbliga colui che ha commesso il fatto a risarcire il danno”. Questa è la responsabilità così detta “extra-contrattuale”, regola generale del Codice Civile che vale per qualunque persona fisica o giuridica, pubblica o privata. I concetti esposti nell’articolo mettono in evidenza l’ampiezza e la complessità della casistica: in sintesi, affinché ci sia risarcimento deve essere dimostrato che il fatto sia doloso o colposo. Per definire chi è il soggetto responsabile, in caso di caduta di un albero, bisogna considerare anche quanto previsto dall’art. 2051 del Codice Civile “ciascuno è responsabile del danno cagionato dalle cose che ha in custodia, salvo che provi il caso fortuito” dove per “caso fortuito” si intende “un evento naturale o ad esso assimilato, indipendente dalla volontà umana che esca dalla ragionevole prevedibilità a cui non si possa ovviare senza cautele superiori a quelle della media diligenza”.

Altro caso è la cosiddetta “responsabilità contrattuale” definita preventivamente tra due parti: un esempio è il rapporto di tipo contrattuale tra il proprietario (pubblico o privato) dell’albero in questione e un tecnico professionista che effettua operazioni di analisi e monitoraggio continuativo, comprensivo dei controlli periodici, al fine di identificare lo stato di salute della pianta e prevedere eventuali interventi. In tal caso, se vengono eseguite le prescrizioni del tecnico e non si verificano casi fortuiti il responsabile della caduta è il tecnico firmatario della perizia.

Chi gestisce un albero deve inoltre sapere che per i danni alle persone la responsabilità può essere non solo civile ma anche penale. L’approccio ad un caso giuridico di albero pericoloso deve essere serio e competente, visto il gran numero di variabili e le responsabilità in gioco: lo Studio Tovaglieri si occupa anche di questo.

Federico Bonetti

Carie del legno: un minaccia invisibile

La carie è una malattia delle piante legnose che degrada e consuma il legno modificandone le caratteristiche. Il legno cariato cambia colore, consistenza, peso e  perde le sue funzioni di sostegno, di trasporto della linfa e di collegamento tra i diversi organi della pianta.

Gli agenti eziologici che causano la carie sono funghi basidiomiceti, cioè funghi che sviluppano strutture di riproduzione visibili ad occhio nudo e caratterizzate da forme, colori, durezza, opacità o lucentezza diverse specie per specie. Grazie all’osservazione di tali strutture (i carpofori) che compaiono sulla superficie del legno è possibile distinguere il tipo di carie in esame.

Il problema è che  i carpofori “spuntano” su tronchi, sui rami o alla base degli alberi quando il fungo ha già lavorato e compromesso silenziosamente il legno della pianta. Le piante legnose hanno una porzione di legno inattivo che ha una funzione meccanica e di sostegno. Se questa struttura viene lentamente consumata da una carie la pianta non presenta sintomi visibili fino a quando la malattia fungina intacca il legno vivo. Nel frattempo, però, un albero cariato può avere cavità al suo interno e legno “marcito” che accrescono il rischio di schianto o di caduta di branche e rami.

In natura le carie del legno hanno un ruolo nella degradazione della sostanza organica, perciò la loro attività è normale e auspicabile, per esempio, in un ecosistema bosco; ben diverso è il ruolo delle carie del legno in ambiente urbano o agricolo in cui gli alberi hanno uno scopo ornamentale o produttivo. In particolare, le carie sono pericolose se attaccano alberi di grandi dimensioni in parchi, viali o giardini perché ne mettono a repentaglio la stabilità e la sicurezza senza sintomi riconoscibili.

Le soluzioni sono la prevenzione e il controllo: mantenere gli alberi in buona salute, evitando potature errate, distruzione di radici e ferite riduce il rischio di carie poiché queste malattie aggrediscono soprattutto le piante stressate e, nella maggior parte dei casi, hanno bisogno di una apertura nel legno per penetrare; il controllo consiste nel monitorare periodicamente lo stato delle alberature urbane ricorrendo, se valutato pertinente, ad analisi strumentali che rivelino le compromissioni invisibili del legno.

 

Serena Tentorio

Alberi sicuri in città

La continua espansione delle aree urbanizzate ha ridotto notevolmente gli spazi verdi a disposizione dei singoli cittadini, pertanto, ecco che nel tempo sono andati creandosi, nella maggior parte delle città, aree di verde urbano e viali alberati. I benefici associati alla presenza del verde in città sono sociali, ambientali, tecnici ed estetici: stare all’aperto favorisce la distensione, lo svago e la socializzazione dei cittadini; la presenza delle piante migliora il clima, riduce l’inquinamento atmosferico, attenua i rumori, rinfresca e umidifica l’aria. E non da ultimo è da considerare il valore paesaggistico e architettonico del verde urbano, che diventa patrimonio della comunità intera. Come ogni bene comune anche il verde urbano deve essere però salvaguardato e conservato per rimanere performante e sicuro. Sia nel piccolo giardino di casa che nei parchi pubblici il problema della sicurezza degli alberi è sempre attuale e, in particolare, è un tema sensibile in vista di fenomeni stagionali come le nevicate e i temporali estivi.

Lo Studio Tovaglieri, da ben 25 anni impegnato nella cura del verde per il pubblico ed il privato, propone un seminario il 16 giugno 2017, presso la propria sede in Golasecca:  “Alberi sicuri nei centri abitati: come affrontare un tema di grande attualità e responsabilità”.

Per approfondire gli approcci tecnici e giuridici legati alla valutazione dello stato di salute e di sicurezza degli alberi, l’illustrazione delle modalità di intervento attuate nella risoluzione di casi reali in ambito pubblico e privato nonché per lo sviluppo di un Modello di Buona Pratica, partecipa al seminario.

La mattinata si concluderà con un momento conviviale presso la vicina Tenuta Tovaglieri.

Sono aperte le iscrizioni, vi aspettiamo numerosi!

 

Martina Roncalli

Zanzare, cimici: come difenderci quest’anno?

La difesa dagli insetti molesti è un tema che riscuote molto interesse perché è un problema di tutti: in campagna, in città, nelle case private, nei locali e nei ristoranti, nei giardini pubblici, sul balcone…

La presenza delle zanzare è associata alle calde e luminose serate estive da passare all’aperto. Il rischio delle punture è però da considerare in tutte le ore del giorno grazie alla zanzare tigre, di più recente introduzione nel nostro areale, che ha l’abitudine di essere attiva e…affamata anche di giorno.

Le cimici ci sono sempre state, sia negli orti che nei frutteti, sia nelle case, dove cercano riparo per svernare, ma il boom di questi ultimi tre anni le ha rese molto più famose, o meglio famigerate. La causa è l’arrivo di una cimice che prima non c’era, l’asiatica Halyomorpha halys, che, come ogni altro insetto che arriva in un nuovo ambiente e lo colonizza, si sta diffondendo velocemente generando una popolazione così numerosa da portare danni consistenti alle produzioni agricole.

Le zanzare e le cimici sono insetti ubiquitari: la strategia per contenerle è programmare trattamenti nelle aree che desideriamo salvaguardare, sia aree verdi ricreative o produttive, sia aree edificate.

Approfondiremo questo tema venerdì 9 giugno alle 21.00: “Zanzare, cimici, Popillia japonica: come difenderci quest’anno dagli insetti molesti”. È il tradizionale corso del venerdì sera organizzato dallo Studio Tovaglieri e dal Giardivendolo, questa volta è in collaborazione con l’Associazione Culturale Parole per Terra e avrà luogo presso la Sala dell’Oratorio S. Luigi di Golasecca in via Monte Tabor 2.

Oltre a zanzare e cimici tratteremo la Popillia japonica, il Coleottero Giapponese, un altro insetto di recente introduzione, estremamente polifago, che crea danni notevoli alle colture e che ha richiesto un protocollo di lotta obbligatoria nelle Regioni in cui si è diffuso.

Vi aspettiamo numerosi.

 

Serena Tentorio

Endoterapia arborea: focus su Tigli e Ippocastani

Abbiamo descritto la tecnica dell’endoterapia nella news del 15 marzo. Oggi il focus è su due alberi largamente diffusi in città, nelle alberate dei viali, nei parchi pubblici, nei cortili delle scuole e di altri edifici di uso pubblico. Sono essenze scelte e richieste sia in ambito privato che pubblico, nei decenni passati e attualmente, nonostante abbiano  problematiche  fitosanitari specifiche e inevitabili.

Il Tiglio, di qualunque specie o ibrido si tratti, è estremamente suscettibile all’attacco di un afide, Eucallipterus tiliae. Gli insetti si distribuiscono sulla pagina inferiore delle foglie e succhiano la linfa ricca di sostanze zuccherine. Nonostante la quantità di individui succhianti presenti, poiché gli afidi sono in grado di riprodursi ad una velocità stupefacente, gli alberi di Tiglio difficilmente patiscono le punture. Il problema è funzionale: gli afidi eliminano l’eccesso di linfa estratta dalle foglie creando un’infinità di goccioline appiccicose di melata che impiastrano le chiome e tutto quello che sosta sotto. Questo costituisce un disturbo consistente se i Tigli in questione e la cascata di melata sovrastano parcheggi, marciapiedi, panchine, giochi per bambini o altri elementi di arredo urbano che diventano inutilizzabili durante l’attività degli afidi, ovvero da giugno e luglio, quando i giardini pubblici sono più frequentati.

Altro caso è quello degli Ippocastani: scelti e amati per il ricco fogliame e per le spettacolari fioriture, spesso gli Ippocastani nelle aree pubbliche si presentano con le foglie completamente secche. Se si osserva più da vicino si nota che la foglia non ingiallisce in maniera uniforme ma diventa marmorizzata di secco e giallo a causa di microgallerie scavate da un parassita che consuma il tessuto della foglia. È il danno della Cameraria ohridella, un lepidottero minatore che inizia la sua attività trofica in maggio e prosegue, con il succedersi di 4-5 generazioni dell’insetto, fino alla caduta delle foglie in autunno. Oltre al danno estetico immediatamente percepibile, gli alberi perdono la maggior parte del tessuto fotosintetizzante e sono destinati a rimanere poco vigorosi, con chioma rada e scarsa fioritura.

Sia per il problema dell’afide del Tiglio sia per quello della Cameraria dell’Ippocastano l’endoterapia arborea è una soluzione vantaggiosa: nessuna dispersione di principi attivi nell’ambiente, nessun contatto né dell’operatore né dei fruitori degli ambienti pubblici con il prodotto fitosanitario, nessuna necessità di chiudere lo spazio pubblico durante il trattamento né di tempi di rientro. Inoltre l’efficacia di un solo trattamento dura per tutta la stagione, requisito fondamentale per controllare questi due parassiti che agiscono in un’ampia finestra temporale.

Contattateci per dettagli sui costi e sui tempi dei trattamenti endoterapici sugli alberi in città: Tigli e Ippocastani, ma anche Platani, Olmi, Querce, conifere.

Contro il pabbio nel prato: antigerminello durante la pioggia

Finalmente è arrivata la pioggia. Tutte le piante del giardino ne avevano bisogno dopo settimane di caldo e di vento. Nel tappeto erboso la pioggia di fine aprile non è solo utile per dissetare l’erba ma anche per applicare il trattamento antigerminello. I prodotti antigerminello sono diserbanti preventivi, o pre-emergenza, che agiscono sui semi delle infestanti bloccandone la germinazione. Sia in formulazione liquida che in formulazione granulare i principi attivi antigerminello devono raggiungere  i semi presenti sul terreno, perciò si consiglia un’irrigazione abbondante dopo l’applicazione, oppure… la distribuzione in un giorno di pioggia.  L’utilità dell’antigerminello nel mese di aprile è evitare lo sviluppo del pabbio (un esempio di pabbio nella fotografia), cioè di quelle graminacee estive invasive e fortemente competitive che in primavera infestano il tappeto erboso, in estate si allargano velocemente e in autunno lasciano chiazze di erba secca che vanno pulite e riseminate. La durata della copertura del trattamento è di circa 2 mesi, si consiglia quindi un’applicazione ad aprile e una giugno. Quest’anno, a causa delle alte temperature che si sono verificate a inizio aprile, il trattamento era da anticipare nella prima decade del mese. Ma per chi non l’ha fatto niente paura: il ritorno del freddo ha “congelato” la situazione e siamo ancora in tempo ad intervenire.

In questa stagione 2017 c’è una difficoltà per chi utilizza abitualmente l’antigerminello in formulazione liquida a base di pendimentalin (nome commerciale Activus EC): il prodotto in confezione da un litro non è acquistabile né utilizzabile da chi è sprovvisto di patentino. L’hobbista può tuttora acquistare confezioni di Activus più piccole oppure altri antigerminello in formulazione granulare.

Approfondiremo le limitazione all’acquisto e all’utilizzo dei prodotti fitosanitari venerdì 5 maggio alle 21.00 presso la nostra sede di Golasecca (VA): “Orto, frutteto, vite, tappeto erboso: controllo delle malattie e delle infestanti alla luce della nuova normativa”.